Il bambino che esprime un disagio merita tutta la nostra attenzione, perché egli ha un disagio, che appunto esprime,I bambini hanno bisogno della nostra fiducia, hanno bisogno di essere gratificati e non mortificati, hanno bisogno di esempi per apprendere e di azioni per imparare,per tanto,per avere le stesse attenzioni da adulti rispetto ad un disagio,di qualunque natura,piuttosto che capire un disagio di qualunque natura negli altri ,dovremmo abbassarci a misura di bambino???o no???e se e' un no,voi come fate,con quale tecnica(SE NE ESISTE UNA)a capire le difficoltà' del prossimo?
Buon fine settimana answerini!
Update:@Marigo'...che bella testimonianza....ricca di spunti per una sana riflessione.
@Ciauuuuuuuuu NOA'!!grazie per essere presente.
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Io ricorro all'empatia. Per me è sempre stato facile, fin da bambina, mettermi nei panni degli altri (prima) e toccare la loro anima (poi). Mi basta parlare per qualche istante con una persona per comprendere quanto profondo è il suo dolore, perchè lo provo anch'io di riflesso.
Una delle ultime persone passate per la mia anima è stata devastante, e non parlo per forza di relazione amorosa, ma del dolore che mi ha lasciato dentro "attraversandomi".
Spero solo di averla alleggerita un pò...........
Ciao tesorina, un abbraccio forte, forte :)
I bambini questi strani esseri che ascoltano ma non vengono quasi amai ascoltati.Ci sentiamo adulti e importanti e non sappiamo che il nostro comportamento arrogante di "grandi" esseri rovinano la vita di uhn uomo. Frequento il reparto di oncologia pedriatico e vi assicuro che non c'è cosa più bella e gratificante che ascoltare non farsi ascoltare
Leggete:
Un pomeriggio venni chiamata in ospedale per aiutare una signora con il suo bambino di quattro anni. Si trattava di un caso veramente problematico. Quando incontrai la donna mi si strinse il cuore: il volto segnato dalla sofferenza e da rughe profonde, i lunghi capelli grigi sciolti sulle spalle, gli abiti ridotti in stracci… dietro il suo aspetto si intuiva un’esistenza difficile che l’aveva precocemente invecchiata. Voleva abbandonare il bambino dai nonni e andarsene.
Mentre parlavamo guardai il bambino: dormiva tranquillo nel lettino dell’ospedale, finalmente in pace. Era bellissimo, biondo e ricciuto. Accompagnai la signora al bar e ascoltai la sua storia. Ex tossicodipendente, era scappata lontano dal convivente, un pregiudicato violento e senza scrupoli. Era venuta in Sicilia a chiedere aiuto alla famiglia d’origine ma era stata allontanata. Da giorni vivevano in strada sino a quando, una notte, la polizia l’aveva accompagnata in ospedale. Al risveglio il bambino si dimostrò molto aggressivo e incapace di accettare qualsiasi regola.
Adottai il mio metodo infallibile, ridiventai bambina e iniziai a rapportarmi con lui alla pari. Giocammo molto, costruimmo torri altissime e… diventammo amici. Nonostante fosse un vero discolo, era un bambino decisamente precoce, molto evoluto sul piano del linguaggio. Instaurai con lui un ottimo rapporto e, grazie alla mia opera di mediazione, fu possibile gestire la sua presenza in un reparto che certo non poteva assolvere ai compiti specifici di un centro d’assistenza. Alcuni giorni dopo fu trovata per loro una sistemazione più adeguata ed io, assieme a tutta l’èquipe, tirammo un sospiro di sollievo.
Finalmente erano al sicuro. Con la collaborazione di alcuni volontari raccolsi per loro abiti puliti e oggetti di prima necessità . Quando li salutai colsi nei loro occhi una luce diversa, piena di speranza per la loro vita futura.”
I bambini hanno delle priorità , prima fra tutte quella di crescere in una “nicchia evolutiva sana”. Crescere per strada con un genitore inadeguato può portare a danni irreversibili. Non è giusto. Dobbiamo assicurare loro dignità e rispetto.
Si..siamo noi che dobbiamo "sintonizzarci" con il bambino.
Userei il termine "entrare in empatia" con il bambino, "abbassarci" è per me come un inconsapevole modo di considerare il bambino un passo indietro rispetto a noi.
Manca la cultura del bambino, dell'ascolto attivo di ciò che a da dire, del disagio che ha da esprimere.
E' necessario che ci spogliamo delle nostre sovrastrutture di pensiero accumulate nel tempo e come tabula rasa ci chiediamo: come interpreta il mondo chi non ha ancora la capacità di analizzarlo in modo pienamente razionale? Da lì riusciamo a scorgere un barlume, conquistare la fiducia.. riusciamo a vedere le cose con gli occhi dell'altro.
La comunicazione empatica vale ovviamente anche tra adulti ma è di più difficile attuazione.
Tra adulto e bambino subentra una sorta di "pietas" (nell'accezione greca del termine) nei confronti del bambino e come "guide" cerchiamo di "elevarlo" o sollevarlo dalla condizione in cui si trova.
Da adulti invece subentra il doversi esporre.. e questo per qualcuno rappresenta una difficoltà tale da alzare barriere di incomunicabilità che rende ciechi alla sofferenza dell'altro.
Dovremmo essere educati all'affettività , all'ascolto attivo, all'empatia... ed il mondo degli adulti sarebbe più vivibile.. per tutti.
nb: un tuffo nel tempo, empatia fu galeotta, ricordi? ;)
Se vogliamo capire ed essere utili dobbiamo saperci adattare a qualsiasi livello, e non solo a quello dei bambini. Chi non è capace ad adattarsi è meglio che pensi a se stesso e se ne stia in disparte.
dopo sta riflessione voglio proprio vedè chi ha sto coraggio di rispondere
Ti rispondo da autodidatta ( quindi non da professionista del settore) e credo che l' empatia sia fondamentale nel rapporto con qualsiasi essere. E per entrare nel mondo degli altri occorre saperli ascoltare, ma non solo con le orecchie, piuttosto con la mente-cuore, arrivare alla loro consapevolezza tramite la nostra. Ben due volte mi si è posata una farfalla su un dito, e non è fuggita. Non so neanche come, mi sono trovata unita a lei da un rapporto " cosmico", le ho toccato le zampine e lei ricambiava, senza paura. Tranquilla: non ero in stati alterati chimicamente, bensì ero con lei, sapeva che poteva affidarsi a me... raggiungere questa fiducia può apparire arduo, soprattutto ogni volta che cadiamo in trappole di delusione, ma non dobbiamo farci fuorviare ed è nostro compito perseguire la via dell' amore e della fiducia.
Io inizio sempre nel consolare e coccolare un po chi ha disagi,e intanto farlo calmare e parlare per far uscire tutto quello che a dentro...Poi gli faccio capire che c'è sempre qualcuno che sta peggio....lo faccio ragionare.
Ovviamente bisogna perderci del tempo,con la fretta non si inizia e non si conclude niente.
Quando si sente un pochino meglio gli do consigli,e si continua a conversare con molta calma.
Gli faccio capire che su di me può contare e fidarsi.Lo rassicuro.
Infine quando si finisce il discorso,si volta pagina parlando di un altra cosa che "distragga" il fatto precedente,il tutto deve essere collegato,non improvvisamente.
E se ci riesco,provo anche a fare ridere per farlo sorridere un po =D
Credo però,che non esiste una tecnica per capire le difficoltà del prossimo....se lo fai,non deve essere una cosa forzata,deve venire da dentro...
ho letto il titolo e ora sono in totale sballitudine!!
dopo IL BAMBINO CHE ESPRIME UN DISAGIO mi sono persa...O.O