è uan domanda retorica. vi prego non fermatevi qui.
poco fa ho letto la domanda di una persona che chiedeva consigli su come vestirsi da donna, ed ha ricevuto un paio di risponde basate su esortazioni di vestirsi da uomo "a meno che non fosse una MtF" e che seguivano logiche conformi alla identità maschile tradizionale.
non posso fare a meno di pensare che se si parlasse di realtà crossdersser, e si spiegasse in che consiste, queste risposte non avrebbero ragion d'essere. basterebbe la sola etichetta di "MtF"
ma a questo punto la mia VERA domanda è: c'è bisogno di chiedere "a cosa servono tutte queste etichette?" non è evidente che servono? come si fa a difendere una differenza esistenziale se non c'è un termine di riferimento. l'etichettamento è il solo attribuirsi un termine, oppure è attribuire una serie di carateristiche partendo da uno stereotipo comune solo perchè esistono catteristiche che riconducono ad un'etichetta (come quella di uomo, in questo caso).
perchè si presta tanta attenzione al pericolo di "autoetichettari" e non a quello di etichettare qualcun'altro con il cnoseguente fraintendimento della sua natura?
perchè aspirare all'abolizione delle etichette se poi è evidente che la gente ha bisogno di esse per capire la natura degli altri quando è diversa dalla propria?
come si fa a spiegare una differenza essitenziale se non si ha un nome per definirla e tirrla in causa? come si lotta per l'uguaglianza quando non c'è un termine specifico che raggruppi la categoria da difendere?
mi auguro di ricevere delle risposte soddisfacenti, non la solita liquidazione in due luoghi comuni.
grazie :)
Update:@Wisdomstorm: la polemica non era con te, ho solo tratto spunto dalle risposte tue e di gabriele per una domanda che era indirizzata ad altri utenti, e non lo dico per pararmi, se hai visto come mi pongo non son certo il tipo.
sul fatto che ti sia antipatica, nemmeno contesto, mi rendo conto che al momento è piuttosto facile.
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Sì, le etichette servono e per questo hanno un così grande successo in ogni tempo e in ogni luogo, tra etichettatori e auto etichettati. Le etichette servono come un Bignami a un esame o come un titolo a un libro di un migliaio di pagine. Le etichette de-finiscono, stabiliscono contorni e confini, tracciano la nostra caricatura che ci rende subito riconoscibili , ma che poi bisogna sentirsela addosso per provare quel tanto di orgoglio che ci rassicura e non quel tanto di disgusto perché qualcun altro ce l' ha disegnata sopra, facendocela vivere come prigione e umiliazione.
Il problema è che nessuna etichetta renderà mai conto di quello che siamo, per quanto possa gratificarci del nostro bisogno di appartenenza e condivisione. Le etichette sono solo biglietti da visita abbozzati per comodità e a volte per rassicurante autocompiacimento.
Ci vuole coraggio per non usarle, ci vuole coraggio per essere solo se stessi, complicatissimamente se stessi, dolorosamente e felicemente se stessi, senza riassunti.
Io il "non voglio darmi un'etichetta" l'ho sempre visto come un'enorme paraculà ta... Usata da chi ha paura di dire in maniera schietta di essere gay o bisessuale. Chi sa come mai una persona eterosessuale non si fa mai alcun problema a darsi l'etichetta di etero...
Per le persone è angosciante non potersi identificare.
Non so se capita anche a voi, ma a volte io mi chiedo se sono stupido, o intelligente (buoni risultati scolastici, ogni tanto ho lampi di genio... ma certe volte mi perdo in un bicchier d'acqua), mi chiedo se sono buono o cattivo (do il cuore alle persone, ma se mi sento tradito sfocio in atteggiamenti molto ostili... Sorrido e sono molto "coccoloso", ma so sfociare in attacchi di collera alla "si salvi chi può".
Il fatto di non riuscire a definirmi come persona mi genera spesso un po' di amarezza, perchè ritengo sia giusto sapere cosa aspettarsi da noi stessi e su cosa contare.
Non puoi dire ad una persona "sei un po' buono ed un po' cattivo"! Genera angoscia! Secondo voi perchè ai bambini si raccontano le favole con il principe buono e bello e la strega brutta e cattiva? Non puoi dire al bambino che la strega è cattiva perchè ha avuto un infanzia difficile! La strega va etichettata come assolutamente cattiva. Abbiamo bisogno di etichette per gestire la nostra emotività .
A maggior ragione, credo che le etichette servano per questioni così profonde come la natura sessuale. Il fatto di apparire, spesso ha dei forti risultati anche sull'essere (pensate a quante volte ci vestiamo bene ed il nostro "essere" è di buon umore perchè il nostro "apparire" è in ottime condizioni).
Quindi, anche se condanno la superficialità , mi sento di non poter condannare chi ha bisogno di certezze per riuscire a gestire qualcosa che non lo rende sereno.
Il bisogno di catalogarsi volenti o nolenti ce lo abbiamo tutti, anche se l'etichetta in qualche modo ci banalizza. Ma l' "anarchia" individualista non fa parte dell'essere. Dobbiamo necessariamente etichettarci per sopravvivere. Io stessa ho bisogno di un gruppo che sia anche solo simbolico a cui appartenere. Qualcosa in cui mi possa identificare e per me è vitale. C'é stato un periodo in cui non riuscivo a definirmi e lo considero un periodo a dir poco devastante. Non mi rappresentava nulla. Era quasi come non avere una identità . Mi sentivo un funambolo sempre in equilibrio precario con la paura di cadere nel vuoto. Poi vuoi per necessità o per istinto di sopravvivenza una etichetta (azzeccata o no) me la sono dovuta dare per forza di cose anche se "banalizzarmi" in un gruppo qualsiasi mi infastidiva e mi infastidisce ancora. E ringrazio il cielo di aver trovato un "nome" per me. E' stato come tornare a respirare a pieni polmoni. L'etichetta in se non è mai negativa ma è negativo il significato che gli viene attribuito.
La diatriba e' abbastanza antica :) Indubbiamente le etichette sono un mezzo utile alla nostra mente per catalogare al volo le cose, ma secondo me presentano alcuni problemi.
Il primo problema dell'etichetta e' che, per essere usata (attribuita ad altri o a se stessi) richiede la comprensione profonda del suo significato, sia da chi la usa, sia da chi la legge.
Il secondo e' che esistono aspetti della vita che per la loro complessita' e variabilita' tendono a richiedere tante di quelle parole per essere descritti a dovere da rendere impraticabile la strada dell'etichetta, se non rischiando facili fraintendimenti o eccessive generalizzazioni.
L'uso delle etichette non mi dispiace, ma molto spesso mi freno proprio per paura di incorrere in questi problemi.
Io gli ho risposto in quel moso prima, dicendo che per me sbagliava, comunque le etichette servono a definire un gruppo come lgbt, poi ci sono sottogtuppi e così via, altrimenti sarebbe un caos
solo tu potevi postare una domanda del genere xD
sai già come la penso e te lo ribadisco,le etichette servono per capire,in generale,differenze e analogie con gli altri..così come tu indichi "rosso" il sangue o "azzurro" il cielo.ci sono le sfumature,perfetto,ma intanto hai capito che può essere porpora e non grigio..esempio cretino,lo so,ma è per spiegarmi meglio :)
ah e kmq tu mica mi devi ancora dare una lezione di termini??:)
Senti, ognuno ha il suo parere e le sue idee, finché non minaccia o offende nessuno è libero di esprimerli, specialmente se è l'interessato a domandarli.
Non c'era proprio bisogno di aprire un discussione del genere, non è questione di etichettare è questione di esprimere il proprio parere, ripeto specie se chiesto, attraverso i mezzi e le conoscenze che si hanno.
Concludendo, mi stai antipatica/o, e fatti meno seg**he mentali, soprattutto quando non sono necessarie.
il problema non è proprio l'etichettamento.. il problema è che la gente spesso si sofferma per le etichette altrui.. per delle semplici caratteristiche di un individuo che quindi quest'ultimo porta ad etichettarsi è come se venisse macchiato..
comunque ci sono casi e casi.. ad esempio se uno per spiegare in due parole perché deve andare dal artopedico dice direttamente "sono affetto da scoliosi quindi vado dal medico" e non "siccome ho la schiena storta vado dal medico cosi lui mi può indirizzare una terapia per sistemarmela..." ecco in uesto caso l'etichettarsi ci sta bene(evita descrizioni che si possono fare anche a meno),ci sta meno quando la gente osserva l'individuo solo per l'etichetta che si dà .. ad esempio uno dice "sono emo" e gli altri ragazzi lo evitono solo perché si definisce emo senza manco provarci a parlare..
un'altro problema delle etichette e quindi del catagolarizzarsi in un gruppo è che porta al considerarsi il gruppo miglior ad esempio "noi bianchi siamo migliori dei neri" quando in realtà l'affermazione è assolutamente ridicola.. che senso ha che gente di carnagione chiara(bianchi) per questo motivo sono migliori IN GENERE di gente di carnagione scura(neri)? ci sta che la carnagione chiara è NON migliore,più ADATTABILE in luoghi freddi e bui e viceversa vale per la carnagione scura in luoghi più caldi e assolati.. ma solo in queste e per queste condizioni ambientali le persone col diverso tipo di carnagione in un certo senso possono considerarsi "migliori" degli altri.. parlare della supremazia dei bianchi sui neri in qualunque campo è un'utopia
Sai qual è il problema... no i problemi (come sempre mai che si risolva la cosa in modo semplice)?
Da un lato l'aut aut che poni (e che ci si pone) tra etichetta si e etichetta no, dall'altro i bisogni base della mente umana.
Io che parteggio da sempre per la logica dell' et et anzichè dell'aut aut cerco di non buttare via il bambino con l'acqua sporca e cogliere le sfumature.
Da un lato è innegabile che la nostra mente ha bisogno di categorizzare, di discriminare, di catalogare... è questione di sopravvivenza... se nel pc hai tutti i file sparsi è il caos, se sono organizzati in cartelle categoriali ti ci racapezzi di più... la nostra mente uguale. E questo da un punto di vista strettamente cognitivo....
Da un punto di vista invece emotivo cos'è che deprechiamo delle etichette? L'etichetta in sè che ci serve per inquadrarci e inquadrare l'altro nel mondo (come mero strumento conoscitivo quindi) o l'accezione sociale che viene attribuita a quell'etichetta.
Questa secondo me (ma non sono sicura di aver compreso a fondo la tua domanda) è la discriminante, la grossa ambivalenza a cui andiamo incontro. E' come se dovendoci per forza abbigliare trovassimo dei vestiti di diversi colori tra cui scegliere quello che categorialmente ci sentiamo meglio addosso... uguale agli altri per fattura e tessuto ma di un altro colore... ecco è cme se su alcuni vestiti di alcuni colori ci fossero delle macchie date dalle ditate che la gente pone contro, macchie spesso indelebili che ci fanno odiare quel vestito che avremmo amato così tanto indossare. Se trovassimo il modo di togliere le macchie, o, utopisticamente, evitare le ditate, accetteremmo meglio una neutra categorizzazione.